martedì 27 marzo 2012

Auditorium Parco della Musica CAVALLERIA RUSTICANA

Orchestra e Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
James Conlon
direttore


Mascagni Cavalleria Rusticana (opera in forma di concerto)
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È l'opera che squarciò il sipario del teatro musicale italiano con l'urlo vero lanciato, e non cantato, dopo la morte del protagonista, Compare Turiddu. È l'opera che strappò dalla loro poltrona gli ascoltatori di fine ‘800 che non avevano mai messo piede in Sicilia e li immerse con la violenza di chi vuole affogarti, nella calura, nel torpore, nell'omertà che sudano le pietre e le case dell'isola dalla sensualità e dai sapori più forti e conturbanti del nostro paese, come solo il Cinema Neorealista avrebbe saputo fare qualche decennio più tardi. Capolavoro assoluto di Pietro Mascagni, per tre serate Cavalleria Rusticana - tratta da una novella di Giovanni Verga - andrà in scena in forma di concerto sul palcoscenico dell'Auditorium Parco della Musica affidata alla bacchetta di James Conlon, all'Orchestra e al Coro dell'Accademia di Santa Cecilia, e ad una compagnia di voci tra le migliori in circolazione. Nessun problema se, in assenza di scenografia, non si vedranno i limoni, le àgavi e i muri secchi e assolati sullo sfondo sfumato del mare: c'è tutto nella musica.


La trama

Unico atto, ambientato in Sicilia alla fine dell'800.

All'alba della domenica di Pasqua Turiddu, figlio di Lucia, intona un canto malinconico (“O Lola ch'hai di latti la cammisa”) a Lola, la bella ragazza di cui si era perdutamente innamorato prima di partire militare e che, al suo ritorno, aveva trovato sposa del carrettiere Alfio. Turiddu, ancora innamorato di Lola, aveva cercato di dimenticarla con un'altra donna, Santuzza. Non vi fu nulla da fare purtroppo, e Turiddu, dopo avere sedotto Santuzza e avere promesso di sposarla, veniva "rapito" dalla gelosa Lola intrattenendo con questa relazioni amorose durante le lunghe assenze del marito.
Santuzza, si reca a casa di Lucia, per parlare di Turiddu. Mamma Lucia, crede che il figlio sia andato a Francofonte a fare provvista di vino, e non sa che invece è in paese.
??? Paragrafo[3]/Immagine/Link ???
Frontespizio dell'opera - 1906
Sopraggiunge nel mentre Alfio, che intona un canto che esalta la bellezza del suo mestiere (“Oh, che bel mestiere fare il carrettiere”). Alfio chiede a mamma Lucia un bicchiere di vino, Lucia afferma che non ha vino e che suo figlio si è recato nel paese vicino ad acquistarlo. Alfio allora soggiunge di avere visto Turiddu quella stessa mattina nei pressi di casa sua. Lucia viene fermata da Santuzza circa ulteriori spiegazioni e nel mentre passa la processione dei fedeli diretti in chiesa, e tutti intonano intonano il canto del Regina Coeli.
Terminato il canto la gente entra nella chiesa e Santuzza e Lucia rimangono sole. Mamma Lucia chiede il perché della visita e Santuzza le confida che Turiddu, dopo averle tolto l'onore e promesso di sposarla ha ricominciato a trescare con Lola. Scossa dalla notizia, mamma Lucia si reca in chiesa. Giunge intanto Turiddu sulla piazza del paese: egli risponde evasivamente alle domande di Santuzza tentando invano di calmarla. Il dialogo è interrotto dall'arrivo di Lola che sta per recarsi in chiesa cantando una stornello. Dopo avere chiesto se il marito fosse da quelle parti, si reca in chiesa percependo l'atteggiamento ostile di Santuzza.
Santuzza intanto trattiene Turiddu per un braccio impedendogli di seguire Lola. Disperata e piangente lo implora di non abbandonarla. Turiddu seccato la respinge con violenza e si reca in chiesa.

Santuzza lo maledice per avere infranto la promessa delle nozze (“A te la mala Pasqua! Spergiuro!”) e rivela ad Alfio, appena sopraggiunto, l'infedeltà della moglie che riceve Turiddu in casa quando egli è al lavoro, e la sua disperazione per essere stata disonorata . Alfio incredulo minaccia di morte Santuzza in caso abbia raccontato una menzogna, diversamente il carrettiere si ripromette di vendicarsi entro la stessa giornata. Santuzza esca di scena e con la piazza vuota si odono le struggenti note dell'Intermezzo.
??? Paragrafo[4]/Immagine/Link ???
Pietro Mascagni - Foto autografata del 1890
Archivio Accademia di Santa Cecilia
Al termine della messa uomini e donne escono di chiesa e Turiddu invita gli amici a bere (“Viva il vino spumeggiante”) e inneggia alla festa e alla bellezza di Lola. Sopraggiunge Alfio che, invitato al brindisi, rifiuta sdegnato. Turiddu comprende il gesto di sfida e butta a terra il vino, le donne si ritirano spaventate. I rivali si abbracciano e Alfio morde l'orecchio a Turiddu, segno, nella tradizione siciliana, della sfida a duello. Turiddu si addossa la responsabilità dell'accaduto ma Alfio non lo perdona. I due si lasciano e Alfio soggiunge che attenderà Turiddu dietro l'orto. Turiddu ha un ultimo pensiero di pietà per Santuzza ed allora, fingendo di essere ebbro, dichiara di volere prendere una boccata d'aria. Prima di uscire raccomanda Santuzza alla madre alla quale poi chiede di essere benedetto. Subito dopo fugge via. Giunge Santuzza che in preda ad un presentimento fatale abbraccia Mamma Lucia, ignara del duello, angosciata e in preda ad un triste presentimento invano domanda spiegazioni delle sue parole e del suo comportamento; ella non riesce a trattenerlo. Giunge poco dopo un mormorio lontano, poi il grido delle donne: "Hanno ammazzato compare Turiddu" .

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